La storia, a volte, percorre sentieri inaspettati, intrecciando i destini
di due paesi e restituendoci a testimonianza di quel legame un oggetto
insospettabile custodito in qualche museo.
I due paesi in questione sono
la Francia e l’Italia e quell’oggetto è una meravigliosa vestaglia di seta
verde appartenuta a Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione e amante di
Napoleone III.
Siamo nel 1856, fine della Guerra di Crimea. L’esito del conflitto è tale
che non consente al Piemonte di avanzare richieste al tavolo di pace. Tuttavia,
ciò che preme il Conte di Cavour è portare all’attenzione delle grandi potenze
la questione italiana prima che il Congresso di Parigi si concluda.
Cavour, per riuscire nel suo intento, ha bisogno dell’appoggio di
Napoleone III e per ottenerlo decide di ingaggiare la Contessa di Castiglione
affinché influenzi l’imperatore convincendolo a sostenere la causa italiana:
“Cercate di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più ritenete adatto, ma
riuscite”.
Virginia Oldoini ha appena
diciotto anni quando giunge a Parigi, parla perfettamente cinque lingue, è straordinariamente
bella, astuta e intelligente, doti che le consentiranno di muoversi agilmente nei
salotti della politica.
La Contessa è una donna che ama distinguersi e la sua
presenza a corte non passa inosservata, come quando a un ricevimento si fece
notare per un audace abito a rete con un enorme cuore sull'inguine. All’imperatrice
Eugenia che provocatoriamente osservò “Un po’ troppo in basso quel cuore, Contessa”
Virginia ribatté “a me il cuore batte ovunque”.
Anticonformista ed eccentrica, Virginia dettò la moda del tempo,
imponendo nell’abbigliamento l’uso del colore viola, laddove predominavano i
toni del rosa, dell’azzurro e del verde. Nell’epoca in cui andavano di moda i
busti si rifiutò di indossare la biancheria intima e suscitò scandalo quando si
presentò alla Tuileries con un abito privo di crinolina (a quel tempo
obbligatoria).
Nonostante le difficoltà iniziali, la Contessa riuscì a sedurre Napoleone
III, portando a termine la sua missione. L’Imperatore accordò il sostegno della
Francia al Piemonte, costruendo un’alleanza che proseguirà fino alla II Guerra
di Indipendenza contro l’Austria, primo passo verso l’Unità di Italia.
Non si sa quanto effettivamente abbia pesato l’intervento della Contessa
sulla decisione dell’Imperatore, tuttavia ciò ebbe un’enorme importanza per Virginia
Oldoini che conservò gelosamente, per tutta la vita, la vestaglia con la quale,
secondo lei, durante la notte passata con Napoleone III di Francia, cambiò la
storia d'Italia.
Il suo ultimo desiderio fu di essere sepolta con
quell’indumento, ma la sua volontà non fu rispettata e oggi la "storica
camicia da notte di Compiègne" è
custodita nel Museo Cavouriano di Santena.
La bellezza e la sensualità di
questa donna affascinante sono state immortalate negli scatti del fotografo P.L.
Pierson, che la ritrarrà fino a poco tempo prima della morte.
Considerata la prima modella
di fotografie di moda, la sua intraprendenza si manifestò anche in campo
artistico. Fu lei a scegliere il contesto, a realizzare i costumi con cui
posare, a studiare le espressioni e a suggerire le angolazioni dalle quali
essere ripresa. Intuì la modernità di
questo strumento dando prova di originalità e invettiva, mostrando un “approccio
artistico che nelle intenzioni e nei risultati anticipò il lavoro dei fotografi
odierni”, un esempio è lo “studio sui piedi”, una serie di scatti che hanno per
oggetto le gambe e i piedi della bella Contessa.
Virginia Oldoini, nata a
Firenze nel 1837, morì a Parigi nel 1899.
Dopo la sua morte, la casa di Parigi dove abitava fu rovistata dalla
polizia italiana che diede alle fiamme tutte le lettere e i documenti lì
conservati. Gli storici del tempo misero anche in dubbio che Cavour fosse in
qualche modo coinvolto in questa storia. Fortunatamente, prima di morire, la
Contessa trasferì nella sua casa di La Spezia quattro enormi casse contenti i
suoi diari, i documenti e molte lettere, tra cui alcune scritte dallo stesso
Cavour. Solo negli anni ’50 del XX secolo le casse furono scoperte e il loro
contenuto portato alla luce testimoniando la vita straordinaria di questa donna
eccentrica e malinconica, il cui ricordo si è perso nei meandri della storia.
Il suo corpo è sepolto a Parigi nel Cimitero di Perè Lachaise.
Marina
La robe de chambre de Compiègne
(traduction de Richard)
L’Histoire
emprunte parfois des chemins inattendus, nouant les destins de deux pays et
nous restituant en témoignage de ces liens un objet insoupçonné conservé dans
quelque obscur musée.
Les
deux pays en question sont la France et l’Italie et cet objet est une
merveilleuse robe de chambre en soie verte ayant appartenu à Virginia Oldoini,
comtesse de Castiglione et maîtresse de Napoleon III.
Nonobstant
les difficultés initiales, la comtesse réussit à séduire Napoléon III, menant à
bien sa mission. L’empereur accorda le soutien de la France au Piémont, scellant
une alliance qui durera jusqu’à la deuxième Guerre d’Indépendance contre
l’Autriche, premier pas vers l’unité de l’Italie.
La beauté et la sensualité de
cette femme fascinante ont été immortalisés par les clichés du photographe P.L.
Pierson qui fit son portrait jusqu’à peu de temps avant sa mort.
Considérée
comme la première femme modèle de photographie de mode, son esprit d’initiative
se manifesta aussi dans le domaine artistique. C’est elle qui choisissait le
contexte, réalisait les costumes dans lesquels elle posait, étudiait les
expressions et suggérait les angles de prise de vue. Elle pressentit la
modernité de cet outil faisant preuve d’originalité et d’audace, adoptant une «
approche artistique qui dans les intentions et dans les résultats anticipa les
travaux des photographes d’aujourd’hui ». En est un exemple « l’étude des pieds
», une série de clichés qui ont pour sujet les jambes et les pieds de la belle
comtesse.
Virginia Oldoini est née à
Florence en 1837 et morte à Paris en 1899.
Après
sa mort, la maison où elle habitait à Paris fut fouillée par la police
italienne qui dédia aux flammes toutes les lettres et documents qu’ils y
trouvèrent. Les historiens de l’époque émirent un doute quant à une quelconque
implication de Cavour dans cette affaire. Heureusement, avant de mourir, la
comtesse avait transféré dans sa maison de La Spezia quatre énormes caisses
contenant des journaux intimes, divers documents et de nombreuses lettres parmi
lesquelles certaines écrites par Cavour lui-même. Ce ne fut que dans les années
50 du XXème siècle que les caisses furent découvertes et leur contenu publié,
témoignant de la vie extraordinaire de cette femme excentrique et mélancolique,
dont le souvenir s’est perdu dans les
méandres de l’Histoire.
Sa sépulture se trouve à
Paris, au cimetière du Père Lachaise.
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