venerdì 20 settembre 2013

L’histoire au fil des rues (5) VIA LEONE XIII


Quittons Viale Risorgimento en prenant tout de suite à gauche (voir carte du chapitre 4), la VIA LEONE XIII, cette rue qui aboutit à l’entrée du cimetière de Calusco.

Parmi les 266 papes (François compris) de l’église catholique, Léon XIII méritait-il plus qu’un autre d’avoir sa rue à Calusco ? Jugeons-en !

Né le 2 mars 1810, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci succéde au pape Pie IX, du 20 février 1878 au 20 juillet 1903, sous le nom latin de Leo XIII.


On peut dire qu’il aura été un pape prudent mais soucieux de paix et de justice sociale.

C’est ainsi, par exemple, qu’il a été l'initiateur du ralliement des catholiques français à la IIIe République, ce qui lui attira les foudres des nostalgiques de la monarchie. Il entretint également des relations diplomatiques apaisées avec la Prusse et la Russie et obtint ainsi une amélioration du sort des catholiques dans ces deux pays.

Ses quatre-vingt-six encycliques, qui étaient fort savantes, ont eu une influence notable sur la participation des catholiques aux grands débats intellectuels et sociopolitiques de l’époque : exégèse biblique plus en harmonie avec les découvertes scientifiques, questions de l’esclavage au Brésil et de la ségrégation raciale au Etats-Unis, relations avec les autres religions, etc.

Son encyclique, Rerum Novarum, du 15 mai 1891, est cependant la plus connue car il y dénonce comme un mal le libéralisme et son régime de concurrence effrénée qui réduit les ouvriers à la misère, « la concentration entre les mains de quelques-uns de l'industrie et du commerce, devenus le partage d'un petit nombre d'hommes opulents et de ploutocrates, qui imposent ainsi un joug presque servile à l'infinie multitude des prolétaires ». Dans le même texte, il condamne aussi le marxisme comme une « peste mortelle » pour la société de même que le socialisme qui veut abolir le droit naturel à la propriété privée. Il recommande plutôt l'association fraternelle des travailleurs et l'intervention de l'État pour régler les rapports entre patrons et ouvriers.

Alors ? Plutôt progressiste pour un pape de ces temps anciens, non ? Ca valait bien une rue en son honneur.

Je pose cependant une question (à réponses multiples !) : est-ce que, de puis Léon 13, nous avons progressé, régressé ou stagné ?

 RH


PER LE STRADE....LA STORIA (5) VIA LEONE XIII


Superiamo Viale Risorgimento e imbocchiamo subito a sinistra (vedi la mappa al cap.4) la via Leone XIII, strada che conduce all’entrata del cimitero di Calusco d’Adda.
Dei 266 papi della Chiesa Cattolica (Papa Francesco compreso), Papa Leone XIII meritava più di altri di avere la sua strada a Calusco? Vediamo!
Nato il 2 marzo 1810, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci succedette a Papa Pio IX, dal 20 febbraio 1878 al 20 luglio 1903, con il nome latino di Leo XIII.
Si può dire che egli sia stato un Papa prudente, ma che teneva alla pace e alla giustizia sociale.
Così, per esempio, egli è stato l’iniziatore dell’adesione dei cattolici francesi alla Terza Repubblica, il che gli valse le ire dei nostalgici della monarchia. Egli coltivò anche le relazioni diplomatiche con la Prussia e la Russia, ottenendo in tal modo un miglioramento delle condizioni dei cattolici in quei due paesi.

Le sue ottantasei encicliche, che furono molto studiate, hanno avuto una notevole influenza sulla partecipazione dei cattolici ai grandi dibattiti intellettuali e socio-politici dell’epoca: esegesi biblica più in armonia con le scoperte scientifiche, con le questioni della schiavitù in Brasile, della segregazione razziale in America, dei rapporti con le altre religioni, etc.

La sua enciclica, Rerum Novarum, del 15 maggio 1891, tuttavia è la più conosciuta perché denuncia come un male il liberalismo e il suo regime di concorrenza sfrenata che riduce gli operai alla miseria, «la concentrazione nelle mani di pochi dell’industria e del commercio, è divenuta spartizione tra un ristretto numero di uomini opulenti e plutocrati, che impongono così un giogo quasi servile all’infinita moltitudine di proletari».
In questo stesso testo, egli condanna anche il marxismo come una «malattia mortale» per la società, così come il socialismo che vuole abolire il diritto naturale alla proprietà privata. Egli raccomanda piuttosto l’associazione fraterna dei lavoratori e l’intervento dello Stato per regolare i rapporti tra padroni e operai.

Allora? Piuttosto progressista per essere un Papa di quei tempi, no? Questo valeva certo una strada in suo onore.

Io pongo, tuttavia, una domanda (rispondete numerosi!): in che cosa, dopo Leone XIII, noi siamo progrediti, regrediti o rimasti immobili?

1 commento:

  1. Molto progressista Leone XIII per i tempi in cui è vissuto! Per quanto mi riguarda, penso che siamo progrediti attorno agli anni '60/'70, per tornare completamente indietro in questi ultimi anni. Non so da voi, ma qui in Italia noi abbiamo perso quasi tutti quei diritti per i quali i nostri nonni si non battuti con forza!

    RispondiElimina