Quittons Viale Risorgimento en prenant tout de suite à
gauche (voir carte du chapitre 4), la VIA LEONE XIII, cette rue qui aboutit à
l’entrée du cimetière de Calusco.
Parmi les 266 papes (François compris) de l’église
catholique, Léon XIII méritait-il plus qu’un autre d’avoir sa rue à
Calusco ? Jugeons-en !
Né le 2 mars 1810, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci succéde
au pape Pie IX, du 20 février 1878 au 20 juillet 1903, sous le nom latin de Leo
XIII.
On peut dire qu’il aura été un pape prudent mais soucieux de paix et de justice sociale.
C’est ainsi, par exemple, qu’il a été l'initiateur du
ralliement des catholiques français à la IIIe République, ce qui lui attira les
foudres des nostalgiques de la monarchie. Il entretint également des relations
diplomatiques apaisées avec la Prusse et la Russie et obtint ainsi une
amélioration du sort des catholiques dans ces deux pays.
Ses quatre-vingt-six encycliques, qui étaient fort savantes,
ont eu une influence notable sur la participation des catholiques aux grands
débats intellectuels et sociopolitiques de l’époque : exégèse biblique plus
en harmonie avec les découvertes scientifiques, questions de l’esclavage au
Brésil et de la ségrégation raciale au Etats-Unis, relations avec les autres
religions, etc.
Son encyclique, Rerum Novarum, du 15 mai 1891, est cependant
la plus connue car il y dénonce comme un mal le libéralisme et son régime de
concurrence effrénée qui réduit les ouvriers à la misère, « la
concentration entre les mains de quelques-uns de l'industrie et du commerce,
devenus le partage d'un petit nombre d'hommes opulents et de ploutocrates, qui
imposent ainsi un joug presque servile à l'infinie multitude des prolétaires ».
Dans le même texte, il condamne aussi le marxisme comme une « peste
mortelle » pour la société de même que le socialisme qui veut abolir le
droit naturel à la propriété privée. Il recommande plutôt l'association
fraternelle des travailleurs et l'intervention de l'État pour régler les
rapports entre patrons et ouvriers.
Alors ? Plutôt progressiste pour un pape de ces temps anciens,
non ? Ca valait bien une rue en son honneur.
Je pose cependant une question (à réponses multiples !) :
est-ce que, de puis Léon 13, nous avons progressé, régressé ou stagné ?
PER LE STRADE....LA STORIA (5) VIA LEONE XIII
Superiamo Viale Risorgimento e imbocchiamo subito a
sinistra (vedi la mappa al cap.4) la via Leone XIII, strada che conduce all’entrata
del cimitero di Calusco d’Adda.
Dei 266 papi della
Chiesa Cattolica (Papa Francesco compreso), Papa Leone XIII meritava più di
altri di avere la sua strada a Calusco? Vediamo!
Nato il 2 marzo 1810,
Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci succedette a Papa Pio IX, dal 20
febbraio 1878 al 20 luglio 1903, con il nome latino di Leo XIII.
Si può dire che egli
sia stato un Papa prudente, ma che teneva alla pace e alla giustizia sociale.
Così,
per esempio, egli è stato l’iniziatore dell’adesione dei cattolici francesi alla
Terza Repubblica, il che gli valse le ire dei nostalgici della monarchia. Egli coltivò
anche le relazioni diplomatiche con la Prussia e la Russia, ottenendo in tal
modo un miglioramento delle condizioni dei cattolici in quei due paesi.
Le sue ottantasei encicliche, che
furono molto studiate, hanno avuto una notevole influenza sulla partecipazione
dei cattolici ai grandi dibattiti intellettuali e socio-politici dell’epoca: esegesi
biblica più in armonia con le scoperte scientifiche, con le questioni della
schiavitù in Brasile, della segregazione razziale in America, dei rapporti con
le altre religioni, etc.
La sua enciclica, Rerum Novarum,
del 15 maggio 1891, tuttavia è la più conosciuta perché denuncia come un male
il liberalismo e il suo regime di concorrenza sfrenata che riduce gli operai
alla miseria, «la concentrazione nelle mani di pochi dell’industria e del
commercio, è divenuta spartizione tra un ristretto numero di uomini opulenti e
plutocrati, che impongono così un giogo quasi servile all’infinita moltitudine
di proletari».
In questo stesso testo, egli
condanna anche il marxismo come una «malattia mortale» per la società, così
come il socialismo che vuole abolire il diritto naturale alla proprietà
privata. Egli raccomanda piuttosto l’associazione fraterna dei lavoratori e l’intervento
dello Stato per regolare i rapporti tra padroni e operai.
Allora? Piuttosto progressista
per essere un Papa di quei tempi, no? Questo valeva certo una strada in suo
onore.
Io
pongo, tuttavia, una domanda (rispondete numerosi!): in che cosa, dopo Leone
XIII, noi siamo progrediti, regrediti o rimasti immobili?
Molto progressista Leone XIII per i tempi in cui è vissuto! Per quanto mi riguarda, penso che siamo progrediti attorno agli anni '60/'70, per tornare completamente indietro in questi ultimi anni. Non so da voi, ma qui in Italia noi abbiamo perso quasi tutti quei diritti per i quali i nostri nonni si non battuti con forza!
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