Il Comitato Gemellaggio di Calusco d'Adda augura a tutti voi e ai nostri cari amici di Volmerange BUONA PASQUA!
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sabato 19 aprile 2014
sabato 5 aprile 2014
LA VESTAGLIA DI COMPIÈGNE
La storia, a volte, percorre sentieri inaspettati, intrecciando i destini
di due paesi e restituendoci a testimonianza di quel legame un oggetto
insospettabile custodito in qualche museo.
I due paesi in questione sono
la Francia e l’Italia e quell’oggetto è una meravigliosa vestaglia di seta
verde appartenuta a Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione e amante di
Napoleone III.
Siamo nel 1856, fine della Guerra di Crimea. L’esito del conflitto è tale
che non consente al Piemonte di avanzare richieste al tavolo di pace. Tuttavia,
ciò che preme il Conte di Cavour è portare all’attenzione delle grandi potenze
la questione italiana prima che il Congresso di Parigi si concluda.
Cavour, per riuscire nel suo intento, ha bisogno dell’appoggio di
Napoleone III e per ottenerlo decide di ingaggiare la Contessa di Castiglione
affinché influenzi l’imperatore convincendolo a sostenere la causa italiana:
“Cercate di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più ritenete adatto, ma
riuscite”.
Virginia Oldoini ha appena
diciotto anni quando giunge a Parigi, parla perfettamente cinque lingue, è straordinariamente
bella, astuta e intelligente, doti che le consentiranno di muoversi agilmente nei
salotti della politica.
La Contessa è una donna che ama distinguersi e la sua
presenza a corte non passa inosservata, come quando a un ricevimento si fece
notare per un audace abito a rete con un enorme cuore sull'inguine. All’imperatrice
Eugenia che provocatoriamente osservò “Un po’ troppo in basso quel cuore, Contessa”
Virginia ribatté “a me il cuore batte ovunque”.
Anticonformista ed eccentrica, Virginia dettò la moda del tempo,
imponendo nell’abbigliamento l’uso del colore viola, laddove predominavano i
toni del rosa, dell’azzurro e del verde. Nell’epoca in cui andavano di moda i
busti si rifiutò di indossare la biancheria intima e suscitò scandalo quando si
presentò alla Tuileries con un abito privo di crinolina (a quel tempo
obbligatoria).
Nonostante le difficoltà iniziali, la Contessa riuscì a sedurre Napoleone
III, portando a termine la sua missione. L’Imperatore accordò il sostegno della
Francia al Piemonte, costruendo un’alleanza che proseguirà fino alla II Guerra
di Indipendenza contro l’Austria, primo passo verso l’Unità di Italia.
Non si sa quanto effettivamente abbia pesato l’intervento della Contessa
sulla decisione dell’Imperatore, tuttavia ciò ebbe un’enorme importanza per Virginia
Oldoini che conservò gelosamente, per tutta la vita, la vestaglia con la quale,
secondo lei, durante la notte passata con Napoleone III di Francia, cambiò la
storia d'Italia.
Il suo ultimo desiderio fu di essere sepolta con
quell’indumento, ma la sua volontà non fu rispettata e oggi la "storica
camicia da notte di Compiègne" è
custodita nel Museo Cavouriano di Santena.
La bellezza e la sensualità di
questa donna affascinante sono state immortalate negli scatti del fotografo P.L.
Pierson, che la ritrarrà fino a poco tempo prima della morte.
Considerata la prima modella
di fotografie di moda, la sua intraprendenza si manifestò anche in campo
artistico. Fu lei a scegliere il contesto, a realizzare i costumi con cui
posare, a studiare le espressioni e a suggerire le angolazioni dalle quali
essere ripresa. Intuì la modernità di
questo strumento dando prova di originalità e invettiva, mostrando un “approccio
artistico che nelle intenzioni e nei risultati anticipò il lavoro dei fotografi
odierni”, un esempio è lo “studio sui piedi”, una serie di scatti che hanno per
oggetto le gambe e i piedi della bella Contessa.



Virginia Oldoini, nata a
Firenze nel 1837, morì a Parigi nel 1899.
Dopo la sua morte, la casa di Parigi dove abitava fu rovistata dalla
polizia italiana che diede alle fiamme tutte le lettere e i documenti lì
conservati. Gli storici del tempo misero anche in dubbio che Cavour fosse in
qualche modo coinvolto in questa storia. Fortunatamente, prima di morire, la
Contessa trasferì nella sua casa di La Spezia quattro enormi casse contenti i
suoi diari, i documenti e molte lettere, tra cui alcune scritte dallo stesso
Cavour. Solo negli anni ’50 del XX secolo le casse furono scoperte e il loro
contenuto portato alla luce testimoniando la vita straordinaria di questa donna
eccentrica e malinconica, il cui ricordo si è perso nei meandri della storia.
Il suo corpo è sepolto a Parigi nel Cimitero di Perè Lachaise.
Marina
La robe de chambre de Compiègne
(traduction de Richard)
L’Histoire
emprunte parfois des chemins inattendus, nouant les destins de deux pays et
nous restituant en témoignage de ces liens un objet insoupçonné conservé dans
quelque obscur musée.
Les
deux pays en question sont la France et l’Italie et cet objet est une
merveilleuse robe de chambre en soie verte ayant appartenu à Virginia Oldoini,
comtesse de Castiglione et maîtresse de Napoleon III.
Nonobstant
les difficultés initiales, la comtesse réussit à séduire Napoléon III, menant à
bien sa mission. L’empereur accorda le soutien de la France au Piémont, scellant
une alliance qui durera jusqu’à la deuxième Guerre d’Indépendance contre
l’Autriche, premier pas vers l’unité de l’Italie.
La beauté et la sensualité de
cette femme fascinante ont été immortalisés par les clichés du photographe P.L.
Pierson qui fit son portrait jusqu’à peu de temps avant sa mort.
Considérée
comme la première femme modèle de photographie de mode, son esprit d’initiative
se manifesta aussi dans le domaine artistique. C’est elle qui choisissait le
contexte, réalisait les costumes dans lesquels elle posait, étudiait les
expressions et suggérait les angles de prise de vue. Elle pressentit la
modernité de cet outil faisant preuve d’originalité et d’audace, adoptant une «
approche artistique qui dans les intentions et dans les résultats anticipa les
travaux des photographes d’aujourd’hui ». En est un exemple « l’étude des pieds
», une série de clichés qui ont pour sujet les jambes et les pieds de la belle
comtesse.
Virginia Oldoini est née à
Florence en 1837 et morte à Paris en 1899.
Après
sa mort, la maison où elle habitait à Paris fut fouillée par la police
italienne qui dédia aux flammes toutes les lettres et documents qu’ils y
trouvèrent. Les historiens de l’époque émirent un doute quant à une quelconque
implication de Cavour dans cette affaire. Heureusement, avant de mourir, la
comtesse avait transféré dans sa maison de La Spezia quatre énormes caisses
contenant des journaux intimes, divers documents et de nombreuses lettres parmi
lesquelles certaines écrites par Cavour lui-même. Ce ne fut que dans les années
50 du XXème siècle que les caisses furent découvertes et leur contenu publié,
témoignant de la vie extraordinaire de cette femme excentrique et mélancolique,
dont le souvenir s’est perdu dans les
méandres de l’Histoire.
Sa sépulture se trouve à
Paris, au cimetière du Père Lachaise.
mercoledì 12 marzo 2014
Beaux souvenirs !
Je ne sais plus, chers amis, en quelle année (1992 peut-être ?) vous étiez venus ainsi vêtus, en référence à la brillante Renaissance Italienne, mais ce qui est sûr, c'est que nous, Volmerangeois, étions tombés sous le charme, admiratifs pour votre pays qui savait encore cultiver la fierté et le respect de ses traditions alors que nous aurions été bien en peine de trouver un groupe folklorique lorrain.
Oui, la Bora se jouait encore et c'était pour nous un extraordinaire plaisir d'y assister, avec toute cette foule massée au long des rues, la passion des concurrents et la bonne humeur qui régnait autour ces jeux faits pour amuser. Sincèrement, je n'aurais pas manqué la Bora même si on m'avait proposé le palio de Sienne à la place.
Et puis, je me rappelle un été, une semaine passée chez vous avec un groupe de jeunes volmerangeois participant au chantier de remise en état d'un sentier à Mapello. Il y avait là des jeunes de tous pays. Nous travaillions le matin et nous partions en excursion l'après-midi. Que de belles choses nous avons vues ! Et chaque soir, nous étions à la fête dans un village différent. J'ai encore en mémoire un défilé dans les rues (de Ponte San Pietro ?) avec des fanfares, des danseurs et un groupe de jeunes gens qui jonglaient avec des drapeaux, tous en costumes chamarrés ; un éblouissement !
Comme notre propre folklore, avec ses costumes de paysans et quelques chansons mal conservées, nous paraissait pauvre en comparaison ! A la vérité, nous avons oublié notre folklore au fil de notre histoire, à cause sans doute d'une industrialisation précoce, à cause des guerres et des annexions, et parce que la France nous en a fait honte afin de mieux nous intégrer (ou nous avaler !). Dommage, n'est-ce pas ?
Richard
Bei ricordi!
Non mi ricordo più, cari amici, in
che anno (1992 può essere?) veniste così vestiti ispirandovi al meraviglioso Rinascimento
Italiano, ma ciò che è certo è che noi Volmerangesi rimanemmo incantati,
affascinati dalla capacità del vostro paese di saper coltivare ancora l’orgoglio
e il rispetto delle proprie tradizioni, soprattutto considerato che noi saremmo stati appena in grado di trovare un gruppo folkloristico in Lorena.
Si, la Bora si gioca ancora ed è
stato per noi uno straordinario piacere assistervi, con tutta la folla di gente
ammassata lungo i bordi delle strade, la passione dei concorrenti e il buon
umore che regnava attorno a questi giochi organizzati per puro divertimento.
Onestamente, non mi sarei mai perso la Bora, nemmeno se mi avessero proposto di
partecipare al Palio di Siena!
E poi mi ricordo un’estate, una
settimana passata da voi con un gruppo di giovani volmerangesi che
parteciparono a un cantiere di rimessa in sesto di un sentiero a Mapello.
Parteciparono tutti i giovani del paese. Lavorammo al mattino e partimmo in
escursione nel pomeriggio. Quante belle cose abbiamo visto! E ogni sera
andavamo a una festa in un paese diverso. Mi ricordo ancora una sfilata per le strade
(di Ponte S. Pietro?) con la banda, i ballerini e un gruppo di giovani che si
destreggiavano con le bandiere, tutti fasciati in bellissimi costumi.
Al confronto noi, con il nostro
folklore fatto di costumi tradizionali e qualche canzone mal conservata, possiamo
apparire poveri! La verità è che abbiamo dimenticato le nostre tradizioni nel
corso della nostra storia, a causa senza dubbio di una industrializzazione
precoce, delle guerre, delle annessioni, e perché la Francia ce ne ha fatto
vergognare al fine di integrarci meglio (o di fagocitarci?).
Un vero peccato, non credete?
martedì 4 marzo 2014
Présence italienne en Lorraine - RAYMOND LOCATELLI
Raymond, c’était notre maire
de 1989 à 2002. Entre autres initiatives pour Volmerange, c’est à lui que nous
devons le jumelage avec Calusco d’Adda, d’où sa maman est originaire.
Raymond est né le 26 février
1944, au village, et en vrai gars de Volmerange, il y a successivement été
enfant de chœur, scout de France, clarinettiste à l’Harmonie Municipale et
footballeur au Cercle Sportif avant de partir dans le sud de la France trouver
le soleil et du travail grâce à sa formation de géomètre.
A son retour, en 1977, il est
entré au comité du Cercle Sportif et au conseil municipal où il a siégé pendant
25 ans sans interruption, dont 13 en tant que maire. C'était un homme d’action,
à la vie publique riche et dense. Même pendant son séjour à Brignoles, jeune
papa, il avait fallu qu'il intègre l’équipe de rugby locale !
Tout le monde vous le dira :
Raymond était un fonceur, pas toujours commode et sa diplomatie ne faisait pas
dans la rondeur, mais c’était un homme de parole et de fidélité. J’en sais
quelque chose pour m’être assez souvent engueulé avec lui avant qu'on aille
boire un verre ensemble. Rien que pour ça, j’aurai toujours pour lui de
l’estime et une pensée affectueuse. Je sais que je ne suis pas le seul.
Ciao et merci, Raymond ! Nous
pensons à toi.
Richard
Présence italienne en Lorraine - RAYMOND LOCATELLI
Ciao e grazie, Raymond!
Présence italienne en Lorraine - RAYMOND LOCATELLI
Raymond è stato il nostro sindaco dal 1989 al 2002. Tra le
nostre iniziative per Volmerange, è a lui che dobbiamo il Gemellaggio con
Calusco d’Adda, paese di origine di sua madre.
Raymond è nato il 26 febbraio 1944, al villaggio, vero
ragazzo di Volmerange, è stato successivamente chierichetto, scout, clarinettista
alla Harmonie Municipale e calciatore al Circolo Sportivo, prima di partire per
il Sud della Francia e trovare il sole e il lavoro grazie alla sua formazione
di geometra.
Al suo ritorno nel 1977, è entrato a far parte del Comitato del
Circolo Sportivo e del Consiglio Comunale del quale ha fatto parte per 25 anni,
senza interruzioni, 13 dei quali come sindaco. E’ stato un uomo d’azione, con
una vita pubblica ricca e piena. Anche durante il suo soggiorno a Brignoles, giovane
papà, costituì la squadra di rugby locale!
Tutti vi diranno: Raymond è stata una persona determinata, non
sempre facile e diplomatico, ma è stato un uomo di parola e affidabile. Ne so
qualcosa io spesso “sgridato” da lui prima di andare a bere qualcosa insieme. Per
questo ho sempre per lui stima e un pensiero affettuoso. E so di non essere il solo.
Ciao e grazie, Raymond!
domenica 23 febbraio 2014
LE PASSANTI - LES PASSANTES
Oggi voglio parlarvi di musica, di un grande della musica
italiana: Fabrizio De André.
Nel 1974 il Faber (così come amava soprannominarlo Paolo
Villaggio) pubblicò Canzoni, il suo settimo album, che conteneva ben undici
tracce. Tra queste non passò inosservato il secondo brano del lato A, Le
Passanti, una canzone straordinaria che ritengo, personalmente, una delle più
belle pubblicate dal cantante genovese. A questo punto molti di voi si
chiederanno: cosa c’entrano De Andrè e questa canzone con il Gemellaggio?
Domanda del tutto lecita, alla quale vi rispondo immediatamente. Forse non
tutti sanno che Le Passanti (Les Passantes in francese) è stata incisa nel 1972
da Georges Brassens, cantautore francese, e si basa su una poesia di Antoine
Pol (poeta minore francese) che lo stesso Brassens scoprì su di una raccolta
del 1918. De André, affascinato dal testo e dalla musica di questa canzone,
decise di reinterpretarla in italiano, portandola al successo anche nel
panorama musicale italiano. Ma di cosa parla questa canzone? Le Passanti è il
canto lento che gira intorno a ciò che non abbiamo mai avuto: è lo struggimento
per una felicità intravista ma mai raggiunta, con il rimpianto che diventa un'abitudine.
Il testo della canzone parla della nostalgia degli amori impossibili,
irrealizzati per forza d’inerzia e per mancanza di coraggio, ma che diventano
consolatori nei momenti di sconforto e solitudine.
“Allora nei momenti
di solitudine
quando il rimpianto
diventa abitudine
una maniera di
viversi insieme,
si piangono le labbra
assenti
di tutte le belle
passanti
che non siamo
riusciti a trattenere.”
La vista di una donna (che non si è riusciti neanche a
sfiorare) è un’occasione per la nostra illusione di essere un perfetto amante
mancato. Questa “funzione consolatoria” ci riporta alla memoria anche una
poesia di Charles Baudelaire dedicata ad una passante e contenuta nella sua
raccolta “I fiori del male”. In questa poesia, il poeta rimane affascinato nel
caos urbano da una donna stupenda, vestita a lutto, elegante e nobile nel
portamento. Di lei nota le mani, gli occhi e lo sguardo dolcissimo, ma al tempo
stesso carico di sofferenza. Non la ferma però, e sempre rimpiangerà (come
cantano anche Brassens e De André) un amore consapevole ma mai colto.
Di fronte ad una canzone di tale levatura morale non si può
assolutamente restare indifferenti, così come non può passare inosservato un
piccolo particolare: l’Italia e la Francia sono da sempre legate da un rapporto
indissolubile, soprattutto quando si parla di cultura. Fateci caso: partendo da
Le Passanti cantata da Fabrizio De Andrè ci siamo ritrovati, in un attimo, in
Francia, passando da Brassens a Pol, fino ad arrivare al grande Baudelaire. Insomma,
due Paesi i nostri da sempre legati da una costante e immutata amicizia!
Lino
ps: al seguente link potete ascoltare la versione di Fabrizio De Andrè: http://www.youtube.com/watch?v=HAro5MwOQxw
Aujourd’hui, je veux vous
parler de musique, d’un grand de la musique italienne : Fabrizio De André.
En 1974, Faber (comme aimait le
surnommer Paolo Villaggio) publia « Canzoni », son septième album qui
comptait onze compositions. Parmi celles-ci ne passa pas inaperçu le second morceau
de la face A, « Les passantes », une chanson extraordinaire que je
tiens personnellement pour l’une de plus belles du chanteur génois. A cet
instant, beaucoup d’entre vous se demanderont ce que De Andrè et cette chanson
ont à voir avec le jumelage. Question parfaitement légitime à laquelle je
réponds immédiatement.
Peut-être ne savez-vous pas
que « Le Passanti » (Les Passantes, en français) a été enregistrée en
1972 par Georges Brassens, chanteur et auteur français, inspirée d’un poème d’Antoine
Pol (poète mineur français) que le même Brassens a découvert dans un recueil de
1918. De Andrè, fasciné par le texte et la musique de cette chanson, décida de
la reprendre en Italien, l’imposant comme un des succès du paysage musical
italien. De quoi donc parle cette chanson ? Le Passanti est un chant lent
qui évoque ces choses que nous n’avons jamais obtenues : c’est le chagrin qu’on
a d’un bonheur entrevu mais jamais atteint, avec les regrets qui deviennent une
habitude. Le texte de la chanson parle de la nostalgie des amours impossibles,
non réalisées par la force de l’inertie et par le manque de courage, mais qui
deviennent consolation dans les moments de découragement et de solitude.
Quand le regret devient une habitude,
Une manière de « se vivre ensemble »,
On pleure les lèvres absentes
De toutes les belles
passantes
Qu’on n’a pas su retenir. »
Face à une chanson d’une telle
élévation morale, il est absolument impossible de rester indifférent, comme on ne
peut manquer de remarquer ce petit détail : l’Italie et la France sont
depuis toujours liées par un lien indissoluble, surtout lorsqu’on parle de
culture. Ainsi voyez : partant des « Passantes » chantées par
Fabrizio De Andrè, nous nous sommes retrouvés en France en un instant, évoquant
Brassens puis Pol, pour finir par le grand Baudelaire. En somme, depuis
toujours, ces deux pays qui sont les nôtres sont liés par une constante et
immuable amitié !
Lino
lunedì 10 febbraio 2014
A propos de compétition
Amis sportifs, cisalpins et
transalpins, bonjour (ou bonsoir) !
J’ai regardé dimanche
après-midi le match de rugby du tournoi des six nations entre l’équipe de
France et l’équipe d’Italie.
Ce n’est pas parce que j’aime le sport. En réalité, je déteste même le sport qui ne porte aucune des valeurs de tolérance et de fraternité que je crois primordiales et parce que le sport, pourri par les intérêts financiers et la bêtise, finit toujours par provoquer des débordements haineux et des tricheries en tous genres. Il vous en vient certainement, et sans aucun effort, de nombreux exemples à l’esprit : coups de tête, matchs truqués, fraude fiscale, combats dans les tribunes.
Non, si j’ai regardé ce
match, c’est parce que nos deux pays s’y affrontaient et que j’espérais que
l’Italie battrait la France.
Ceux qui me connaissent
savent en effet que pour moi, si l’on admet qu’une compétition sportive puisse
être amicale, le sport ne devrait jamais opposer des nations, des régions, des
villes. Mais puisque cette forme de compétition existe, avec l’affrontement des
orgueils et l’exacerbation des chauvinismes, je ne peux tenir qu’avec le faible
contre le fort, avec l’outsider contre le favori. Seule m’intéresse la
possibilité que David terrasse Goliath, que l’orgueil du vainqueur (spectateur
ou joueur) soit ramené à des proportions qui ne pousseront pas le vaincu au
désir de revanche, voire de vengeance.
J’espère ne pas vous avoir
vexés, amis transalpins, en sous-entendant que l’Italie était ici l’équipe
faible. Au score de 30 à 3 à l’avantage des français, j’étais plutôt désolé mais
je me suis consolé en voyant que les italiens jouaient avec intelligence,
courageusement, et qu’ils méritaient vraiment de marquer. Mais comme rien
n’arrivait, je me suis désintéressé de la partie.
J’espère aussi que je n’ai
pas choqué mes compatriotes français en ne supportant pas systématiquement l’équipe
de France. Pourquoi en effet soutenir une équipe plutôt que l’autre ? A ce
que je sache, il n’est rien, ni conflit armé, ni divergence politique, ni dissension
religieuse, ni désir suprématiste, ni même de contentieux historique, qui oppose
la France à l’Italie, les italiens aux français ; il n’y a donc pas de
raison de créer artificiellement entre nous une opposition par le sport.
Conclusion : je supporte qui je veux.
La seule raison qui pourrait
pousser deux peuples, c’est-à-dire les citoyens de deux états distincts, à
s’affronter, c’est l’injustice. Et c’est précisément ce que la gouvernance
européenne, tout entière occupée à favoriser et à répandre le libéralisme
économique, a fait durant ces trente dernières années : mettre en
compétition les plus pauvres des pays les plus riches avec les plus pauvres des
pays les moins riches. Quoi de plus injuste pour tous ces gens-là que cette
compétition inégalitaire -vous ne croyez pas ?
J’espère néanmoins qu’on ne
va pas, comme en 1914, organiser un match entre pauvres ! Enfin, on ne
sait jamais : un petit massacre, ça relancerait bien la croissance des 1%
de propriétaires les plus riches de la planète ! Je suis même sûr qu’il y en a qui y ont
pensé.
PS. Je tiens à rassurer les
lecteurs : cet article n’est d’absolument aucun parti pris politique. Que
nous soyons gouvernés par Pierre, Paul ou Jacqueline, ça m’est complètement
égal. Ce qui compte, c’est la manière dont nous le sommes, n’est-ce pas ?
Ce n’est pas parce que j’aime le sport. En réalité, je déteste même le sport qui ne porte aucune des valeurs de tolérance et de fraternité que je crois primordiales et parce que le sport, pourri par les intérêts financiers et la bêtise, finit toujours par provoquer des débordements haineux et des tricheries en tous genres. Il vous en vient certainement, et sans aucun effort, de nombreux exemples à l’esprit : coups de tête, matchs truqués, fraude fiscale, combats dans les tribunes.
Alors en prévision d’une telle
éventualité, je crois que les pauvres de tous pays devraient d’ores et déjà se
mettre ensemble pour monter leur équipe. Et alors là, si on jouait pauvres
contre riches, vous devinez bien qui je supporterais...
Richard Hormain
A proposito di competizione..
Amici sportivi, cisalpini e
transalpini, buongiorno (o buonasera)!
Domenica pomeriggio ho assistito
alla partita di rugby del torneo a sei nazioni tra Francia e Italia. Non è che io ami lo sport. In verità, detesto tutto lo sport che non porta con sé alcun
valore di tolleranza e solidarietà (che ritengo essenziali) e perché lo
sport, corrotto dagli interessi finanziari, ha finito ormai per provocare scontri
e inganni di ogni genere. Vengono in mente facilmente alcuni esempi: testate,
partite truccate, evasione fiscale, scontri in tribuna.
Né ho guardato questa
partita perché si affrontavano i nostri due paesi o perché speravo che l’Italia
battesse la Francia. Chi mi conosce sa, infatti, che per me una competizione
sportiva sarebbe sempre amichevole, senza vedere mai opporsi paesi, nazioni o
città. Ma dal momento che esiste questa forma di competizione che prevede lo scontro di
orgogli e la manifestazione di sciovinismo, io non posso che tifare per il più
debole, sostenere il perdente anziché che il favorito. Mi interessa solo la
possibilità che Davide atterri Golia, che l’orgoglio di vincere (dello
spettatore o del giocatore) sia ridotto in modo tale da non animare nei vinti
un desiderio di rivalsa o di vendetta.
Spero di non aver offeso gli amici
transalpini se è stato qui sottinteso che l’Italia era la squadra più debole.
Il punteggio di 30 a 3 a favore
dei francesi mi è dispiaciuto, ma mi ha consolato vedere gli italiani giocare
con intelligenza e coraggio, meritavano di segnare. Ma, non succedendo nulla,
ho perso interesse per la partita.
Spero di non aver offeso i miei
compatrioti francesi non supportando incondizionatamente la Francia.
Ma perché si deve sostenere una
squadra piuttosto che un’altra? Per quel che ne so non vi è nulla, né un conflitto armato, né una
divergenza politica o religiosa, un desiderio di supremazia, né tantomeno un
contenzioso storico che oppone la Franca all’Italia, gli italiani ai francesi.
Non c’è dunque alcun motivo di creare una contrapposizione artificiale tra di noi
con lo sport. Conclusione: io tifo chi voglio.
L’unica ragione che può portare
due popoli allo scontro è l’ingiustizia. E questo è ciò che la politica
europea, occupata a promuovere e diffondere il liberismo economico, ha fatto
nel corso di questi ultimi trent’anni: ha messo in competizione i ricchi con i
poveri, i paesi più ricchi con quelli più poveri. Cosa c’è di più ingiusto di
una competizione ineguale?
Spero che non sarà organizzata,
come nel 1914, una partita tra poveri! Non si sa mai: un piccolo massacro consentirebbe
di aumentare la crescita di ben l’1% per i più ricchi proprietari del mondo..
Sono sicuro che qualcuno ci ha pensato.. Quindi, in attesa di un tale evento,
credo che i poveri di tutti i paesi dovrebbero unirsi per creare la loro
squadra.
E se si dovesse giocare la partita poveri contro ricchi, è facile intuire per
chi tiferei..
PS: Voglio rassicurare i lettori:
questo articolo non contiene alcun pregiudizio politico. Che noi siamo
governati da Pietro, Paolo o Jaqueline, è indifferente. Ciò che conta è come
siamo, o no?
mercoledì 29 gennaio 2014
ARTICOLO GD SUL COMITATO GEMELLAGGIO CALUSCO
La scorsa settimana il nostro Comitato Gemellaggio Calusco è stato intervistato dai ragazzi del GD Calusco, che ci hanno dedicato anche un articolo per le loro "missioni d'unità sociale", rubrica che ha l'obiettivo di conoscere e sponsorizzare tutte le associazioni presenti sul territorio di Calusco d'Adda.
Riportiamo di seguito il loro articolo, ringraziandoli nuovamente per la loro disponibilità!
"Lo scorso 21 gennaio abbiamo incontrato, presso la nostra sede, l’Associazione Comitato Gemellaggio Calusco d’Adda (il Comitato Gemellaggio Calusco d’Adda – Volmerange Les Mines).
Il Comitato Gemellaggio è nato nel 1991, anno in cui le amministrazioni di Calusco e Volmerange si sono incontrate per la prima volta e hanno sancito, insieme alle rispettive associazioni, l’accordo di gemellaggio europeo tra i due paesi. Il Comitato Gemellaggio di Calusco, inoltre, dal 2007 è diventato anche “Associazione socioculturale Europea”, associazione costituita dal punto di vista legale al fine di proporre ai cittadini caluschesi (in particolare ai giovani) non solo viaggi, ma anche progetti europei e scambi culturali di altissimo spessore. L’associazione, che conta al suo interno ben 60 iscritti, non organizza solo il viaggio per Volmerange quindi (che avviene ogni due anni alternandosi con gli amici francesi), ma anche numerose iniziative da legare a questo, portando i cittadini in diverse e significative località della Francia e del Nord Europa. Un esempio sono le visite a Verdun, a Dijon, a Beaune e, prossimamente, in Normandia (per citarne solo alcune in terra francese) fino ad arrivare a Burxelles e in Lussemburgo. Proprio poche settimane fa il Comitato ha organizzato un interessantissimo viaggio per Bruxelles visitando, oltre che la città, il Parlamento Europeo, assistendo addirittura ad una seduta del gruppo S&D (con tanto di saluto da parte del Presidente dell’Assemblea Hannes Swoboda). Al di là di queste iniziative, però, lo scambio culturale tra Calusco e Volmerange resta sempre al primo posto, con l’amicizia tra i due paesi che ormai dura da quasi ben 23 anni! Anni, questi, che hanno contribuito ad incrementare l’amicizia tra i cittadini delle due località, fino ad arrivare ad una stretta collaborazione per quanto riguarda iniziative e scambio di opinioni. La cultura, come dicevamo, è sempre al primo posto. Che si vada a Volmerange o che si vada a Calusco, entrambi i Comitati non perdono occasione per poter mostrare le bellezze del proprio territorio, mettendo in risalto il carattere storico, culturale, ambientale ed enogastronomico che li contraddistingue. Non mancano, inoltre, punti di vista e scambi di consigli tra le due associazioni, che dal 1991 si confrontano per poter migliorare, prendendo spunto l’uno dall’altro, la vivibilità del proprio paese (ad esempio per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti o fronteggiare il problema inquinamento). Non dimentichiamo i corsi di francese organizzati in questi anni. Tante iniziative dunque, ma anche tanti sacrifici. Come gli stessi membri dell’associazione caluschese raccontano, bisogna ingegnarsi e avere molta fantasia per poter continuare a lavorare senza troppi problemi economici. La mancanza di fondi, di questi tempi, è un forte handicap per le associazioni che lavorano sul territorio ma il Gemellaggio Calusco, grazie a iniziative quali mercatini di Natale e le sottoscrizioni di fine anno (con bellissimi oggetti realizzati a mano dai componenti) riesce ad andare avanti, cercando di allargare sempre di più il proprio raggio d’azione. Da non dimenticare, sempre in tema di fondi, il contributo che la Consulta delle associazioni di Calusco ha donato al Gemellaggio nel 2011 per festeggiare i sui vent’anni, così come non può non essere citato l’Italcementi che, sempre per il ventennale del Gemellaggio, ha regalato all’associazione un masso delle nostre cave, trasportandolo gratuitamente fino a Volmerange dove è stato depositato come segno di continua e immutata amicizia tra i due paesi (a Calusco invece è presente un masso proveniente dalle miniere di Volmerange). Anche con il resto delle associazioni il rapporto è molto buono, così come si è potuto notare lo scorso maggio, con il Comitato Gemellaggio Calusco che ha accolto gli amici francesi grazie anche all’aiuto di Sbirrando e degli Alpini. Insomma, un’associazione davvero molto attiva quella del Gemellaggio a Calusco che, concludendo, si augura che venga al più presto ripristinato l’interesse dell’attuale amministrazione verso un progetto così importante come l’amicizia con Volmerange."
(fonte: http://gdcalusco.net/2014/01/29/comitato-gemellaggio-calusco/)
Nous n’oublions pas les cours
de Français organisés durant ces années. Beaucoup d’initiatives donc, mais également
beaucoup de sacrifices. Comme les membres même de l’association caluscaise le
racontent, il s’agit d’être ingénieux et d’avoir beaucoup d’imagination pour
continuer de travailler sans trop de problèmes financiers. Le manque de fonds,
ces derniers temps surtout, est un handicap important pour les associations qui
travaillent sur le territoire, mais le jumelage, grâce à des initiatives telles
que le marché de Noël et les souscriptions de fin d’année (avec de très beaux
objets faits main par les membres) réussit à aller de l’avant, cherchant
toujours à élargir son rayon d’action. A ne pas oublier, toujours en toile de
fond, la contribution que l’ensemble des associations de Calusco a apportée au
jumelage en 2011 pour fêter ses vingt ans. Comment donc ne pas citer Italcimenti
qui, toujours pour le vingtième anniversaire, a offert à l’association une
pierre de nos carrières, la transportant gratuitement jusqu’à Volmerange où
elle a été déposée en symbole de la continuation et de l’indéfectibilité de l’amitié
entre nos deux villes. (A Calusco se trouve une pierre provenant de la mine de
Volmerange.)
Avec l’ensemble des
associations, les rapports sont excellents, comme on a pu le voir en mai
dernier, quand le Comité de Jumelage Caluscais a accueilli les amis français
grâce à l’aide de Sbirrando et de l’association des Alpini. En somme, voilà une
association du jumelage très active à Calusco où, pour conclure, on peut souhaiter
que revienne le plus vite possible à l’actuelle municipalité de l’intérêt pour
un projet aussi important que cette amitié avec Volmerange. »
(*) I Giovani Democratici Calusco
Article GD (*) sur le comité de jumelage de Calusco
La semaine dernière, notre
Comité de Jumelage caluscais a été interviewé par les jeunes gens du GD de
Calusco, qui nous ont également dédié un article au titre de leurs
« missions d’unité sociale », rubrique dont l’objectif est de faire connaître
et sponsoriser toutes les associations présentes sur le territoire de Calusco
d’Adda. Nous reprenons ci-après leur article en les remerciant à nouveau pour
leur disponibilité.
"Le 21 janvier dernier,
nous avons rencontré, à notre siège l’Association du Comité de Jumelage de
Calusco d’Adda avec Volmerange-Les-Mines. Le Comité de Jumelage est né en 1991,
année durant laquelle les municipalités de Calusco et de Volmerange se sont
rencontrées pour la première fois et ont ratifié, avec leurs associations
respectives, l’accord de jumelage européen entre les deux villes. Le Comité de
jumelage de Calusco est en outre devenu en 2007 également « Association
Socioculturelle Européenne », association constituée du point de vue légal
aux fins de proposer aux citoyens caluscais (en particulier aux jeunes) non
seulement des voyages, mais également des projets européens et des échanges
culturels d’une certaine ampleur. L’association qui compte bien 60 inscrits en
son sein n’organise donc pas que le voyage à Volmerange (qui a lieu tous les
deux ans en alternance avec les amis français), mais aussi de nombreuses
manifestations à rapprocher de ses objectifs, qui ont emmené les participants en
diverses destinations importantes de France et du nord de l’Europe. En sont des
exemples les visites à Verdun, Dijon, Beaune et prochainement en Normandie
(pour n’en citer que quelques-unes en terre française) ainsi qu’à Bruxelles et
à Luxembourg. Il y a à peine quelques semaines, le Comité a organisé un très
intéressant voyage à Bruxelles pour y visiter non seulement la ville mais aussi
le Parlement Européen, et même y assister à une séance du groupe S&D (avec
un salut appuyé du président de l’assemblée, Hannes Swoboda). Au-delà de ces
initiatives, l’échange culturel entre Calusco et Volmerange demeure bien sûr au
premier plan, avec cette amitié entre les deux villes qui dure désormais depuis
presque 23 ans. Années qui ont contribué à augmenter l’amitié entre les
habitants des deux localités, jusqu’à une étroite collaboration en ce qui
concerne les projets et les échanges d’expériences.
La culture, comme nous le
disions, est toujours au premier plan. Tant à Volmerange qu’à Calusco, les comités
ne perdent pas une occasion de montrer les beautés de leurs territoires
respectifs, mettant en exergue les caractères historiques, culturels, environnementaux
et oeno-gastronomiques qui les distinguent. Echange de points de vue et de conseils
ne manquent pas en outre entre les deux associations qui depuis 1991, s’inspirant
l’une de l’autre, se concertent pour améliorer chacune la vie dans son village (par
exemple en ce qui concerne le traitement des déchets ou pour affronter le
problème de la pollution).
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